Piu di cento anni per l’Osservatorio di Montevergine fondato dai monaci benedettini di Avellino.
140 anni di dati scientifici sulla meteorologia locale. Sono i preziosi contenuti conservati dall’Osservatorio Meteorologico di Montevergine.
A raccontarci questo gioiello di ricerca scientifica è il presidente dell’associazione no profit per la salvaguardia dell’Osservatorio Meteorologico di Montevergine, Vincenzo Capozzi, ricercatore all’Università di Napoli Parthenope in meteorologia e climatologia, componente dello staff Rai Meteo.
Il Piero Angela della meteorologia, in grado di spiegare in modo chiaro e sintetico l’evolversi dei cambiamenti climatici, creando nel pubblico la giusta attenzione.
Presidente l’Osservatorio ha compiuto da poco 140 anni , come sta questo nonnino ultracentenario? L’Osservatorio ha preso vita il 1°gennaio 1884 grazie ai padri benedettini di Montevergine, i primi ad occuparsi di meteorologia in Italia. E’ grazie a loro se questa scienza si è sviluppata nel nostro paese. I benedettini furono i primi infatti ad attivare presso le loro abbazie e santuari gli osservatori meteorologici.
Come svolgevano praticamente questo impegno? Con gli strumenti dell’epoca e con il compito di trascrivere le informazioni rilevate nei loro registri, un lavoro quotidiano che ha permesso nel tempo di ricevere dati utili allo studio del meteo e del clima.
Come siete arrivati come associazione ad occuparvi dell’Osservatorio? Nel 2007 come gruppo di amici, appassionati di meteo, clima e territorio, abbiamo conosciuto Padre Benedetto Comar che da poco aveva preso in gestione l’osservatorio, prima come rete informale e poi come associazione abbiamo accettato l’impegno di occuparci di questo piccolo gioiello di ricerca scientifico.
Fino al 2007 l’Osservatorio rilevava i dati tramite strumenti tradizionali; questi venivano registrati su carta, ora invece, abbiamo nuovi strumenti che dialogano con sistemi computerizzati e il dato viene raccolto e archiviato direttamente.
Ma nello specifico cosa fa l’Osservatorio? Monitora le condizioni meteorologiche del nostro territorio. Misuriamo e registriamo alcuni valori come l’umidità o la direzione del vento per fare un esempio, ma anche le precipitazione nevose. Negli ultimi tempi abbiamo acquistato un nivometro, che ha il compito di misurare l’altezza della neve e un nuovo sensore che ci permette di rilevare determinati gas come: azoto, anidride carbonica e metano componenti del famoso gas serra.
A cosa servono tutti questi dati e questi strumenti? Come ho già detto a monitorare e raccogliere informazioni, che nel tempo ci permettono di comprendere i cambiamenti climatici che si presentano nel nostro territorio.
Cosa avete fatto in questi anni come associazione per l’Osservatorio? Abbiamo portato nuove strumentazioni e potenziato la raccolta dei dati come ho già detto e poi ci occupiamo di controllare tutte le strumentazioni che in montagna, in particolare, possono subire danni con l’arrivo di alcune precipitazioni come vento forti o nubifragi.
Quali i punti di rilevazione dei dati? Abbiamo diverse stazioni meteo, alcune di proprietà di enti locali, oltre al nostro situato sul crinale di Montevergine, sono presenti altre tre stazioni in provincia di Avellino a: Summonte, Ospedaletto d’Alpinolo e Mercogliano e un altro in provincia di Benevento all’Oasi del WWF di Pannarano.
Prospettive per il futuro? Potrei dire tante, la più importante e permettere a questa rete di raccolta dati scientifica di continuare a rilevare dati e registrali.
Ultima domanda, al meteorologo stavolta, come procederà l’inverno? Credo come sta già accadendo, i periodi di freddo si alterneranno a periodi più miti.
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