Un colpo durissimo per i settanta operai dello stabilimento ArcelorMittal di Luogosano: la chiusura della fabbrica è stata annunciata al termine di un incontro presso la sede di Confindustria. Il provvedimento, che diventerà operativo nel prossimo luglio, lascia senza prospettive decine di famiglie monoreddito in un territorio già duramente provato dalla crisi occupazionale.
La notizia ha scatenato una reazione immediata e rabbiosa tra i lavoratori, molti dei quali ultracinquantenni, consapevoli delle enormi difficoltà di ricollocarsi nel mercato del lavoro. “Ci hanno massacrati, ci hanno messi con le spalle al muro. Togliere un posto di lavoro, qui al sud, significa togliere la vita a una persona”. È il grido di dolore che emerge da chi, ormai in cassa integrazione da due anni, vede sfumare ogni possibilità di ripresa.
Di fronte alla chiusura imminente dello stabilimento, le sigle sindacali non intendono restare a guardare. È stata indetta per domani mattina un’assemblea straordinaria, seguita da un presidio davanti ai cancelli della fabbrica. A partire dalle ore 18:00 scatterà lo sciopero ad oltranza, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e chiamare a raccolta le istituzioni.
“Abbiamo chiesto una proroga della chiusura per individuare soluzioni alternative che garantiscano continuità occupazionale. Se non con questo imprenditore, con un altro. Il lavoro c’è, i volumi produttivi esistono, e la forza lavoro è competente e qualificata”. Affermano i rappresentanti dei lavoratori.
Il messaggio lanciato dagli operai è chiaro: la politica deve intervenire. È il momento di mettere da parte le parole e passare ai fatti. “Se avete il coraggio, aiutateci. Pensate ai nostri figli, alle generazioni future. Basta con le chiacchiere, vogliamo vedere se siete davvero in grado di difendere settanta famiglie”.
L’ennesima crisi industriale che colpisce le aree interne del sud Italia non può essere ignorata. La chiusura dello stabilimento di Luogosano è un’emergenza sociale, e l’inerzia delle istituzioni rischia di trasformarla in una tragedia collettiva. La lotta è appena iniziata, e i lavoratori promettono di non arrendersi: “Andiamo avanti con la mobilitazione, fino a quando non otterremo risposte concrete”.
