Ad Avellino, ormai, l’eco delle crisi industriali risuona più forte dei proclami romani, e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha trascorso oggi una giornata che è parsa, se non decisiva, almeno rivelatrice.
Prima in Prefettura, per affrontare la vertenza ArcelorMittal, che tiene col fiato sospeso un intero territorio; poi al Conservatorio Cimarosa, dove ha preso parte alla presentazione del libro di Angelo Picariello su Aldo Moro. Due occasioni, una sola domanda sottintesa: esiste ancora una responsabilità pubblica che non si esaurisca nella dichiarazione d’intenti?
Di fronte ai sindacati, alle istituzioni locali e a quei lavoratori che ormai contano i giorni e le mensilità saltate, Piantedosi ha scelto la sobrietà. Nessuna promessa in stile comizio, ma un impegno scandito con cura:
“Ci stiamo tenendo aggiornati e con buon livello di collaborazione interistituzionale per salvare, non solo un sito produttivo, ma un elemento della capacità e della tradizione della manifattura irpina”, ha affermato. “Ci sono elementi per essere cautamente ottimisti. Registriamo l’attenzione. Gli operai che lavorano lì meritano attenzione. Lo merita tutto il contesto locale. Faremo fino in fondo il nostro dovere per aiutare a trovare una soluzione”.
Frasi misurate, forse. Ma in un Paese dove la politica spesso abbonda di aggettivi e scarseggia di verbi, il solo pronunciare “faremo” può suonare, in certe aule e certe province, come un atto di coraggio.
