AVELLINO – Il Consiglio comunale ha bocciato il Rendiconto di gestione 2024: 13 i voti favorevoli, 18 i contrari. Un verdetto netto, che apre ufficialmente una crisi politica profonda e sancisce, nei fatti, l’isolamento della sindaca Laura Nargi, ormai priva di una maggioranza in Aula. La Prefettura, come previsto dalla normativa, interverrà con una diffida: il documento contabile dovrà essere ripresentato entro 20 giorni. Se il Consiglio non lo approverà in seconda battuta, il Comune rischia lo scioglimento.
La spaccatura si è consumata nel corso della stessa seduta consiliare, quando le consigliere Teresa Cucciniello e Giovanna Vecchione, in rappresentanza dei gruppi W la Libertà e Davvero – entrambi vicini all’ex sindaco Gianluca Festa – hanno ufficializzato il voto contrario al Rendiconto. La loro posizione, annunciata a pochi minuti dalla nomina del nuovo vicesindaco Alberto Bilotta, ha reso chiaro che il documento non avrebbe superato il vaglio dell’Aula.
Cucciniello ha motivato così la scelta: «Annuncio il nostro voto contrario. La sindaca ha aperto la crisi politica già con il recente Bilancio di Previsione 2025-2027, per il quale avevamo chiesto modifiche, poi effettivamente apportate. Non è una questione di numeri, ma di rappresentanza: vogliamo che si dia voce a chi l’ha candidata e sostenuta. Non siamo attaccati alle poltrone, come qualcuno ha voluto insinuare. Il nostro è un atto politico, di chiarezza».
Alla tensione già evidente in Aula si è aggiunto un lungo e accorato intervento della sindaca Laura Nargi, che ha preso la parola subito dopo l’annuncio del voto contrario, denunciando apertamente l’isolamento politico e umano in cui, a suo dire, è stata lasciata in questi mesi: «Ancora oggi non ho capito le vere ragioni di questo voto contrario. Dietro i miei occhi non c’era felicità, ma lacrime».
Con voce ferma ma visibilmente segnata dall’emozione, Nargi ha ripercorso le tappe principali di una crisi che definisce sistematica, alimentata – secondo lei – da una parte della stessa maggioranza che l’ha sostenuta: «Mi è stato detto che ero la minoranza della minoranza. Il 6 novembre, tramite la stampa, mi hanno fatto capire che dovevo sloggiare. Ma ho resistito, per rispetto del patto con la città».
La sindaca ha poi richiamato episodi specifici che, a suo avviso, testimoniano la volontà di delegittimarla: l’inaugurazione del tunnel, durante la quale si sarebbe sentita «umiliata e sbeffeggiata», le difficoltà nella composizione della Giunta, le pressioni politiche sulle nomine. «Il 27 dicembre – ha aggiunto – ricevetti minacce verbali gravissime: “Se vengo io, tu scompari”. Tre mesi dopo, l’obiettivo era ancora lo stesso: mandarmi a casa».
Nargi ha ricostruito con toni duri anche l’iter di alcuni atti consiliari, definiti come parte di una strategia di accerchiamento politico: «Due mozioni calate dall’alto, bocciate dai dirigenti. Il bilancio, che non è solo un atto tecnico ma politico, è stato lasciato senza alcun supporto della Giunta. E infine, la “testa” dell’assessore Scaletti».
Nel passaggio finale del suo intervento, la sindaca ha rivolto un appello diretto ai consiglieri: non ai partiti, ma ai singoli eletti. «Abbiamo pensato solo a litigare e delegittimare. Io non ci sto. Scusate, avellinesi. Mi appello al senso di responsabilità di ciascuno. Non voglio essere il sindaco che ha fallito, ma non accetterò più condizioni imposte».
Il riferimento, nemmeno troppo velato, è proprio a quella frase pronunciata dalle due consigliere festiane: «Avete 20 giorni per rimettere le cose a posto». Una formula che ha innescato la replica immediata della prima cittadina: «Non possiamo stare qui a sentire che ho 20 giorni di tempo per ritrattare. A queste condizioni non ci starò. Mai».
l voto contrario al Rendiconto impone ora l’intervento della Prefettura, che notificherà al Comune una diffida formale: il documento contabile dovrà essere nuovamente portato in Aula entro 20 giorni. Un tempo che diventa un banco di prova per la tenuta della maggioranza e per il futuro dell’amministrazione. Se anche al secondo tentativo il Rendiconto dovesse essere bocciato, scatterebbe automaticamente la procedura per lo scioglimento del Consiglio e la nomina di un commissario straordinario.
I prossimi venti giorni saranno decisivi. La sindaca dovrà trovare i numeri per approvare il Rendiconto, oppure prenderne atto e lasciare spazio ad altri scenari. Ma una cosa è certa: ad Avellino, oggi, la politica appare più divisa che mai. E il futuro, più incerto che mai.
