Alla vigilia dell’Esame di Stato, arriva una lettera del vescovo di Avellino, Arturo Aiello, indirizzata ai tanti maturandi. Le sue sono parole dense di significato per benedire, incoraggiare e soprattutto ricordare il valore simbolico di questo passaggio.
“Carissimi,
vi raggiungo alla vigilia di un giorno importante mentre, com’è consuetudine, a sera, sostate in massa fuori i cancelli delle Scuole che vi hanno visti condomini per cinque anni: spero non sia una veglia funebre, ma una forma di congedo serena, grata, piena di sogni. Questa sera, la “Sera prima degli Esami” fa da spartiacque nelle vostre giovani vite a chiudere un tempo, una stagione che vi ha visti sui banchi di scuola con la fame di libertà, desiderosi, e paurosi al tempo stesso, che non ci sia più una campanella, un registro elettronico, una dolce fraternità di classe, un uscire di casa la mattina con gli occhi ancora incollati di sonno.
Domattina sarete davanti a un foglio bianco: è quella sensazione di vuoto che tornerà tante volte nei sogni come fosse una “scena madre”, il compito di ogni mattina, di ogni giorno anche tra quarant’anni. Non abbiate paura! La vostra mente può partorire una parola, una frase, un testo breve, il braccio muoversi anche senza la protesi dell’intelligenza artificiale. Coraggio!
Qualche adulto sprovveduto si fa paladino della proposta di abolire anche lo sbarramento degli Esami di Maturità per evitarvi ansie inutili e batticuori che possano arrivare a crisi di panico. Ciò che da domani vivrete è l’ultimo “Rito di Iniziazione” rimasto, una serie di celebrazioni che l’antropologia culturale riconosce, anche nelle società più evolute, come riti di passaggio che aiutano a crescere. Se non dovesse servire ad altro, basterebbe questo motivo per tenere in piedi quella forma che terrà in ansia studenti, genitori, dirigenti, insegnanti, educatori, parroci e vescovi.
Perché vi scrivo? Per incoraggiarvi e darvi una benedizione che non fa mai male. Anche per raccomandarvi di non fuggire dalla nostra bella e disperata Irpinia che ha bisogno di voi, dei vostri sogni, della vostra smania di cambiamento, della vostra intelligenza, del vostro cuore, in una parola della vostra giovinezza. Molti pensano “Vado via per l’Università e poi ritorno!”, ma l’esperienza ci dice che dopo la laurea c’è il master, quindi un tempo di Erasmus all’estero per essere poi spediti come razzi in una qualsiasi parte del mondo che non sia l’Irpinia, la Campania, l’Italia. Pino Daniele nel 1977 cantava: “Terra mia, Terra mia, com’è bello a la penzà, … com’è bello a la guardà”! Lo so che a tuttoggi non ci sono risorse, possibilità di lavoro, ma “Nun’è overo, nunè sempe ‘o stesso, tutt’e juorne po cagnà!”. Sul vostro foglio bianco di domani non c’è solo una traccia da svolgere, un commento, ma anche un bivio, una stazione ferroviaria, un biglietto d’aereo solo andata, un possibile sogno per questa nostra terra su cui piantare un albero, costruire una casa, avere un figlio, scrivere un libro, impiantare un sogno che divenga realtà. A tutti auguro buon cammino d’ora in poi, zaino in spalla, sguardo lungimirante, bagaglio a mano, cuore grato ora che viene il tempo di… dare.
Vi benedico tutti, qualsiasi siano le vostre credenze purchè… colme di pane”.
